Fuga Senza Fine di Joseph Roth
L'ufficiale dell'esercito asburgico Franz Tunda, che poi altri non è che
l'autore stesso,
in una fuga senza un chiaro perchè, dalla Siberia a Parigi.
Egli diventa un nomade,spogliato e privo di tutto: soldi, rango, titolo,
professione;
spettatore della disgregazione di un mondo antico e l'ascesa di nuovi
poteri che
daranno poi il via ai totalitarismi che porteranno alla catastrofe della
Seconda
Guerra Mondiale.
La lettura ci è risultata pesante e "ferma", non c'è quel
ritmo incalzante per cui
il lettore va avanti spedito fino alla fine per vedere il finale;
gli avvenimenti sono portati avanti in un incedere statico, per nulla
coinvolgente;
il linguaggio e i termini adoperati (almeno nella traduzione) sono
capibili, ma lo
stile e la costruzione delle frasi non sono del tutto comprensibili e
risentono
parecchio di certe ampollosità ottocentesche, tanto è che ci siamo
dovuti fermare
più volte....
non accade nulla di veramente sconvolgente, un episodio o più episodi
per poter dare
un senso e una svolta decisiva al tutto: si rimane in un limbo, in
perenne attesa di
qualcosa.
Appaiono come funghi variopinte figure femminili, che non si capisce
bene ne' il ruolo
e ne' cosa possono rappresentare
nel concreto per il protagonista...
Tuttavia una cosa che ci è piaciuta è la descrizione che fa in vari
frangenti di certa
aristocrazia e di certi radical-chic viziati già esistenti (!!!)....elementi
che possiamo
riscontrare nella realtà odierna in abbondanza.
"...gli uomini viziati, che stanno bene e sono così immuni dal
contagio della povertà
che presso di loro fioriscono le virtù prodigiose: la comprensione per
la povertà,
la misericordia, la bontà d'animo e persino la mancanza di
pregiudizi" (Pag. 129).
E la descrizione della città di Berlino, attraverso la quale si capisce
bene il futuro che
poi ha avuto questa città e di come sia andata di moda specialmente
negli ultimi
anni:
"Questa città ha avuto il coraggio di essere costruita in uno stile
orribile, e questo le
da il coraggio per altri orrori" ......(Pag. 108 e seguenti).
Il protagonista rimane “in fuga”, appunto….alla ricerca di un
evanescente se stesso.
Recensione di Cecilia Ciaschi
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