giovedì 6 marzo 2025

Il Negro del Narciso (Joseph Conrad) - Recensione di Cecilia Pippi Ciaschi



Trama

Il Negro del Narciso è un romanzo breve pubblicato nel 1897, ambientato a bordo della nave mercantile Narcissus durante un viaggio da Bombay a Londra. La storia segue l’equipaggio mentre affronta non solo le difficoltà del mare, ma anche le tensioni interne amplificate dalla presenza di James Wait, un marinaio negro gravemente malato. Wait, con la sua malattia misteriosa e il suo atteggiamento ambiguo tra debolezza e manipolazione, diventa il fulcro del racconto. La narrazione si sviluppa attraverso una tempesta devastante, che mette alla prova la resistenza fisica e morale dell’equipaggio, fino alla morte di Wait e al ritorno della nave in porto.

La trama è apparentemente semplice, ma Conrad la usa come veicolo per esplorare dinamiche psicologiche e sociali complesse. È un racconto di sopravvivenza, ma anche di introspezione, con un ritmo che alterna momenti di suspense a pause meditative.























Personaggi

James Wait: Il negro del titolo è un personaggio enigmatico. Malato (forse di tubercolosi), alterna momenti di vulnerabilità a un atteggiamento quasi regale che gli conferisce un potere psicologico sull’equipaggio. La sua razza, il suo isolamento e la sua malattia lo rendono un simbolo ambiguo: è vittima, ma anche manipolatore. Conrad lo usa per mettere in discussione stereotipi e ruoli sociali.

  • L’equipaggio: Un microcosmo di umanità, composto da figure come Singleton, il vecchio marinaio stoico e saggio; Donkin, il codardo e opportunista; e il narratore, un marinaio anonimo che offre uno sguardo distaccato ma coinvolto. Ogni personaggio riflette un aspetto della natura umana: solidarietà, egoismo, paura, resilienza.
  • Il Capitano Allistoun: Autoritario ma giusto, rappresenta l’ordine in un mondo caotico. La sua fermezza durante la tempesta è un contrappunto alla fragilità dell’equipaggio.
I personaggi non sono semplicemente individui, ma incarnazioni di idee e conflitti, un tratto tipico di 
Conrad.






          Stile

Conrad è un maestro della prosa densa e suggestiva, e qui il suo stile raggiunge vertici di lirismo e precisione. La narrazione è in prima persona, ma il narratore si tiene a distanza, quasi come un osservatore onnisciente, creando un effetto di intimità e alienazione allo stesso tempo. Le descrizioni del mare e della tempesta sono potenti, quasi tattili: il lettore sente il rollio della nave, il vento che ulula, l’acqua che sommerge il ponte. Frasi come “Il mare era una distesa di schiuma ribollente” o “La nave gemeva come un essere vivo” mostrano la sua capacità di antropomorfizzare la natura.

Il linguaggio è ricco di simbolismo e metafore, ma a volte può risultare ostico per la sua complessità. Conrad non si limita a raccontare: invita il lettore a decifrare significati nascosti, rendendo la lettura 
un'esperienza attiva.




                                                                                                                                                  

                 -----Temi-----

  1. Solidarietà e isolamento: L’equipaggio è unito dalla necessità di sopravvivere, ma la presenza di Wait e le meschinità di Donkin rivelano quanto sia fragile questa coesione.
  2. Morte e mortalità: La malattia di Wait e la sua inevitabile fine costringono tutti a confrontarsi con la fragilità della vita, un tema reso ancora più cupo dall’indifferenza del mare.
  3. Razza e alterità: Il titolo originale (oggi controverso) e il ruolo di Wait sollevano questioni sull’identità razziale e sul pregiudizio, anche se Conrad non offre risposte nette, lasciando spazio all’interpretazione.
  4. Natura vs. Uomo: La tempesta è un antagonista quasi mitologico, un simbolo dell’indifferenza dell’universo rispetto alle lotte umane.
Questi temi sono intrecciati con una profondità filosofica che invita a riflessioni esistenziali.




























Contesto storico

Scritto alla fine del XIX secolo, il romanzo riflette l’epoca dell’imperialismo britannico e della marineria a vela, un mondo che Conrad conosceva bene per la sua esperienza personale come marinaio. La nave diventa una metafora della società coloniale, con le sue gerarchie, i suoi conflitti e il suo sfruttamento. Il titolo originale, con il termine razziale oggi considerato offensivo, (?) era accettabile nell’inglese dell’epoca, ma già allora il testo giocava con la tensione tra inclusione ed esclusione.

Il libro segna anche una transizione nella carriera di Conrad: è uno dei suoi primi lavori marittimi, che anticipano capolavori come Cuore di tenebra. Pubblicato inizialmente a puntate, fu accolto con entusiasmo dalla critica per la sua originalità.









                                                               ---Impatto complessivo----

Il Negro del Narciso non è una lettura facile o leggera. È un’opera che richiede attenzione e pazienza, ma ripaga con la sua intensità emotiva e intellettuale. Non ha l’immediatezza drammatica di altri romanzi di Conrad, ma la sua forza sta nella capacità di trasformare un viaggio in mare in un’allegoria universale sulla condizione umana. È meno celebre di Lord Jim o Cuore di tenebra, ma per molti critici rappresenta il vertice della sua capacità descrittiva e simbolica.

Personalmente, lo trovo affascinante per il modo in cui Conrad bilancia il realismo crudo della vita marinaresca con una dimensione quasi mitica. Tuttavia, il linguaggio arcaico e l’ambiguità morale potrebbero scoraggiare chi cerca una narrazione più lineare o risolutiva.










                                                               ------Conclusione------

Il Negro del Narciso è un gioiello della letteratura modernista, un racconto che mescola avventura, psicologia e poesia. Se si  ama Conrad o ci piacciono le storie che esplorano l’animo umano in situazioni estreme, questo libro è imperdibile. Consiglio a tutti di leggerlo con calma, magari con una tazza di tè o un bicchiere di vino, per apprezzarne ogni sfumatura.




















Sandrino e il canto celestiale di Robert Plant (Andrea De Marchi) - Recensione di Cecilia Pippi Ciaschi

 

Uno dei libri più inutili che sia mai stato scritto!

Il capriccio editoriale di un radical-chic sinistrese pieno di soldi….giusto per dire: ho scritto un “libro”,

quindi sono anche scrittore!

 

Il tentativo di usare un linguaggio quotidiano-familiare, parecchio inventato da lui e secondo lui

“più accessibile”, scade del tutto, poiché infarcito da una terminologia in uso a certi strafattoni e

fricchettoni da centro sociale, riminiscenze hippies e sessantottine, e laddove vorrebbe risultare

curioso e perfino ironico, fa ancora più prendere le distanze da certa “cultura” e certo modo di vivere..

…”la profonda esigenza di libertà” anche nello scrivere, ma per favore!!!!!

 

Le ambizioni di un giovane, che come certe “signorine” che erano in classe con me, volevano fare la

rivoluzione viaggiando (con i soldi di papà), leggendo Frigidaire e Siddharta e poi sono finite a

pubblicare su FB foto dei nipotini, con sfondo di villetta in campagna e barbecue, anche se

rigorosamente vegetariane, giusto per attenersi alla  attuale moda fondamentalista culinaria.

 

Da marcare inoltre un tratto tipico di certi “intellettuali”: l’esaltazione di sé perché fan parte

di una compagnia teatrale ( e magari si sentono anche già attori a tempo pieno) o la passione

per certa musica che ritengono più “colta” di altra….tratti che fanno fermamente credere a lui

e a tutti i personaggi di contorno, di essere una spanna avanti al resto della gente “comune”, a chi

fa l’operaio o il saldatore….